Giovanni Pintori (1912 – 1999) – Lettera 22 - 1965
Emilio Renzi, filosofo e uomo d’azienda
di Michele Pacifico
Non sono poche le persone che sono state assunte dalla Olivetti poco dopo essersi laureate in filosofia e hanno dato all’azienda un ottimo contributo di lavoro e di pensiero: fra questi “filosofi aziendali” probabilmente il più noto è Franco Tatò che ha lasciato di recente questo mondo alla bella età di 90 anni, dopo essere stato, oltre che un dirigente di punta della Olivetti storica, anche amministratore delegato prima di Mondadori e successivamente di Enel.
Emilio Renzi si laurea in filosofia all’Università degli Studi di Milano nel 1961 e inizia a lavorare subito dopo nella casa editrice Il saggiatore, allora una impresa editoriale di grande prestigio, dove il giovane filosofo riesce a dare un contribuito di lavoro e di idee molto qualificato.
Purtroppo, la casa editrice entra in una crisi economica irrimediabile alla fine del 1967, licenziando tutti i dipendenti. Emilio scampa alla disoccupazione approdando nello stesso anno, quasi per caso, nella Direzione Relazioni culturali della Ing. C. Olivetti & C. S. p. A. e in quel contesto sviluppa una profonda consapevolezza della specificità del lavoro nel mondo industriale rispetto a quello nel mondo editoriale, dove aveva mosso i suoi primi passi dopo la laurea.
È un’esperienza profonda ed estremamente coinvolgente, che lo impegna fino alla pensione. Emilio fissa in un testo ricco di riflessioni, oltre che di narrazioni di eventi, il senso profondo di quella esperienza aziendale, che viene pubblicato in una antologia di testimonianze su varie esperienze di lavoro in Olivetti, raccolte per iniziativa di alcuni docenti e ricercatori dell’Università di Bologna, edito da Franco Angeli nel 2004 col titolo Storia e storie delle risorse umane in Olivetti. Il contributo di Emilio si intitola: "Via Camperio. Una memoria della Pubblicità Olivetti 1969-1994".
Qualche anno dopo, Emilio torna sul tema della Olivetti dopo aver studiato il testo scritto da Adriano Olivetti e pubblicato poco dopo la fine della guerra: L’Ordine politico della comunità, un libro poco conosciuto e ritenuto, a torto, il disegno di un ordine sociale utopistico e fuori dal mondo.
Esce così, nel 2008, Comunità concreta. Le opere e il pensiero di Adriano Olivetti, pubblicato da Alfredo Guida Editore a Napoli.
L’anno in cui esce il libro, il 2008, è anche l’anno in cui la Ing. C. Olivetti & C. S. p. A., fondata nel 1908, compie 100 anni ed è proprio in quell’anno che la cialtronesca dirigenza che affliggeva in quell’epoca l’azienda la portò alla chiusura, provocando la cancellazione della sua ragione sociale dal registro delle società per azioni.
Il libro narra in modo scorrevole e molto leggibile l’intera vicenda industriale della Olivetti, partendo dal fondatore Camillo e concentrandosi prevalentemente sul contributo fondamentale di suo figlio allo sviluppo della loro impresa. Uno spazio importante è dedicato a esporre limpidamente il pensiero politico di Adriano Olivetti, dimostrando che il suo progetto politico e sociale non aveva nulla di utopistico, come i suoi critici (in assoluta malafede) sostenevano, ma era un realistico progetto di ingegneria sociale, che avrebbe potuto orientare il processo di ricostruzione dell’ordine sociale italiano dopo lo scempio del fascismo e della guerra in un modo decisamente migliore e più razionale di quello improntato all’assistenzialismo clericale che ebbe il sopravvento.
Dopo aver fatto chiarezza sul pensiero di Adriano Olivetti, Emilio prosegue nel libro ricostruendo l’appassionante vicenda dello sviluppo della impresa Olivetti, ottenuto da Adriano con una serie di scelte imprenditoriali e sociali assolutamente vincenti, che il destino gli impedì di continuare a concretizzare decretandone la scomparsa nel febbraio del 1960, proprio all’indomani del lancio di due grandi operazioni concepite per lo sviluppo: l’acquisto della Underwood negli Stati Uniti e l’avvio della commercializzazione del computer Elea 9003, il primo elaboratore elettronico digitale interamente progettato e costruito in Italia dalla Olivetti
Il libro ha un discreto successo commerciale e rende molto popolare Emilio nella vasta comunità dei cosiddetti “olivettiani”, le migliaia di persone che, avendo lavorato – per qualche anno o per un’intera vita attiva – nella Olivetti ne conservano un’immagine altamente positiva e si appassionano a tutte le narrazioni che si riferiscono alla lunga e a volte tumultuosa storia della società.
In tale contesto, Emilio contribuisce alla creazione di una associazione chiamata “Olivettiana”, che raccoglie nel suo sito Web testimonianze e studi sulla storia della Olivetti [https:\\olivettiana.it]. Con lo spirito di servizio che è alla base della sua personalità, Emilio collabora a parecchie iniziative di studio e ricerca sulla storia industriale e sociale della Olivetti, compresa una consulenza scientifica alla realizzazione del docufilm di Michele Fasano, “In me non c'è che futuro”, dedicato alla figura di Adriano Olivetti, SATIVA Films, Bologna 2011.
L’intenso lavoro svolto in sintonia con i grandi architetti e designer che lavoravano per Olivetti negli anni della sua attività alla Direzione Relazioni culturali porta Emilio a collaborare con l’Istituto Nazionale di Architettura (IN/ARCH) della cui sezione lombarda è presidente dal 1989 al 1993.
Nel 2009, in piena epoca berlusconiana, un grottesco figuro chiamato Sandro Bondi scrive un libro intitolato Il sole in tasca. L'utopia concreta di Adriano Olivetti e Silvio Berlusconi, che viene pubblicato, manco a dirlo, da Mondadori, allora sotto il pieno dominio della famiglia Berlusconi.
Emilio recensisce, con garbata ma devastante ironia, quell’ignobile libello, che pretendeva di assimilare Silvio Berlusconi ad Adriano Olivetti.
Emilio Renzi ci ha lasciati definitivamente lo scorso 27 maggio: il suo ricordo vivrà fra i molti olivettiani che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare con lui.