Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Claude Monet (Parigi, 1840 - Giverny, 1926) - Blue Water Lilies
 

Sarà vero che il mondo è blu?

di Cesare Verlucca & Giorgio Cortese

 

Cari amici,

Questa nostra passione per i colori sta entusiasmandoci com’era successo a suo tempo con altri argomenti che potete trovare cliccando su Cesare Verlucca e/o su Giorgio Cortese.

Per quanto concerne il colore, siamo partiti dal rosso, destinandolo a illustrare un testo relativo all’Amore che viene e che va, e siamo passati al verde, destinandolo al comprensorio Verde Canavese, dove felicemente abitiamo; e abbiamo deciso ora di passare al blu per una quantità di ragioni che cercheremo di trasmettervi. Il blu ha mille agganci che riguardano il mare, il cielo, i canti, i sogni e di quest’ultimi in perfetta antitesi del colore rosso e della sua dinamicità.

Se ci si chiede a cosa faccia pensare il colore blu, la maggior parte degli interrogati risponderà il “cielo”, e una quantità minore il “mare”. Queste associazioni sono ovviamente importanti perché fanno comprendere quanto il colore blu nei sogni sia collegato ai regni dell’aria, del pensiero, dello spirito, ma pure a quelli più materiali dell’inconscio umano, dell’ambiente amniotico, del sentimento materno.
Se poi si passa al canto, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ricordate la canzone di Nicola di Bari:

“Il mondo è grigio, il mondo è blu;

la mia tristezza resti tu,

il mondo è grigio, il mondo è blu…”

Ascoltando questa canzone è agevole riflettere che oggi, sia internet che altre importanti associazioni come Facebook, Twitter, Linkedin, Microsoft, Wikipedia, oltre che di molti link ipertestuali e di tantissime homepage e finestre, tutti siano assai importanti perché fanno comprendere quanto oggi il colore blu nei sogni sia collegato a regioni dell’aria, un mondo fatto di blu: e il colore non sia una scelta coordinata, ma casuale, bensì riflette la vita reale. Ricordate il mitico Domenico Modugno:

 

Volare, oh, oh
Cantare, oh, oh, oh, oh
Nel blu, dipinto di blu
Felice di stare lassù
E volavo volavo felice
più in alto del sole
e ancora più su
Mentre il mondo pian piano
spariva lontano laggiù…
Una musica dolce suonava soltanto per me

Volare, oh, oh
Cantare, oh, oh, oh, oh
Nel blu, dipinto di blu
Felice di stare lassù
Ma tutti i sogni nell’alba svaniscon perché
quando tramonta, la luna li porta con sé
Ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli
Che sono blu come un cielo trapunto di stelle

Volare, oh, oh
Cantare, oh, oh, oh, oh
Nel blu degli occhi tuoi blu
Felice di stare quaggiù

 

Secondo una ricerca commissionata da un giornale statunitense, il blu è il colore preferito dalla maggior parte degli uomini e delle donne, indipendentemente dal loro paese. Inoltre è la tinta più spesso associata a un senso di fiducia, stabilità e competenza.
Oggi il blu è anche alla base di molte nuove sfumature alla moda per l’abbigliamento e l’arredo, insomma un colore rassicurante e in grado di dare un senso di protezione, di solidità e fiducia. D’altronde, il colore blu è associato a due delle più grandi caratteristiche naturali della Terra: il cielo e l’oceano. Ma non è sempre stato così: del colore blu non ce n’è per esempio traccia nelle pitture rupestri europee di ventimila anni fa e compare raramente in quelle africane.

Nei testi più antichi arrivati fino a noi, non esistono nemmeno parole per indicarlo. Non viene mai nominato nella Bibbia, e Omero nell’Iliade e Odissea nomina il bianco e il nero un centinaio di volte, più raramente il rosso, poi il giallo e il verde, ma mai il blu, nonostante le tante scene marine del secondo poema, dove il mare viene definito “scuro come il vino”. Nella maggior parte dei testi antichi, infatti, i colori più citati sono il bianco e il nero, fondamentali per distinguere il giorno dalla notte e usati per indicare il concetto di splendore e oscurità; e poi il rosso, il colore del sangue e del pericolo; solo successivamente si aggiunsero il giallo e il verde.

Il primo colore blu è stato inizialmente prodotto dagli antichi egizi che hanno capito come creare un pigmento permanente per le arti decorative.

Continuando la storia di questo colore, ci si rende conto che rimase popolare in tutto l’Impero Romano e fu usato fino alla caduta di Roma per mano dei popoli barbari, quando nuovi metodi di produzione del colore iniziarono a evolversi. Fino ad allora il blu, o meglio il blu oltremare, era prodotto dal lapislazzulo, importato dagli antichi egizi dall’Asia centrale; ma purtroppo i tentativi degli egiziani di produrre questo colore fallirono, perché la vernice prodotta era un grigio opaco.
Fu rinominato ultramarino, che significa “oltre il mare” per esprimerne l’intensità, quando il pigmento fu importato direttamente in Europa dai commercianti italiani durante il quattordicesimo e il quindicesimo secolo. La sua profonda qualità blu reale era molto ricercata tra gli artisti che vivevano nell’Europa medievale, ma era appannaggio di opere dedicate ai grandi signori, poiché era prezioso quanto l’oro. Si narra che Johannes Vermeer, per dipingere la ragazza con l’orecchino di perla, abbia amato così tanto questo colore fino a spingere la sua famiglia a indebitarsi per averlo.
Molti storici dell’arte credono che Michelangelo abbia lasciato incompiuto il suo dipinto “La deposizione di Cristo”, dell’anno 1500-01, perché non poteva permettersi di acquistare più blu oltremare, che rimase estremamente costoso fino a quando un ultramarino sintetico fu inventato nel 1826, da un chimico francese, che fu poi giustamente chiamato “Ultramarino francese”. Sebbene il blu fosse costoso da usare nei dipinti, lo era molto meno per i tessuti, perché esisteva una alternativa.
A differenza della rarità del lapislazzulo, a dare la svolta fu l’arrivo di una nuova tintura blu chiamata “indaco” proveniente da una pianta lasciata macerare, chiamata indigofera tinctoria, tipica delle regioni umide. L’uso dell’indaco per la tintura dei tessuti era molto popolare in Inghilterra ed era usato per tingere gli abiti indossati da uomini e donne di ogni estrazione sociale. L’indaco naturale fu sostituito nel 1880, quando fu sviluppato l’indaco sintetico. Questo pigmento è ancora usato per tingere i blue jeans. Negli ultimi dieci anni gli scienziati hanno scoperto che i batteri che possono essere utilizzati per produrre la stessa reazione chimica che produce l’indaco nelle piante.

Isaac Newton, l’inventore dello “spettro dei colori”, credeva che l’arcobaleno dovesse consistere di sette colori distinti per abbinare i sette giorni della settimana, i sette pianeti conosciuti e le sette note nella scala musicale. Sosteneva inoltre che fosse presente l’indaco, insieme all’arancio, anche se molti altri scienziati contemporanei credevano che l’arcobaleno avesse solo cinque colori. Oggi sappiamo che esistono diversi tipi di blu, come il blu cobalto che risale all’VIII e al IX secolo e fu usato per colorare ceramiche e gioielli. Questo blu è stato particolarmente usato in Cina, dove veniva utilizzato sulle porcellane tipiche con motivi blu e bianchi.

Una versione più pura a base di allumina fu scoperta dal chimico francese Louis Jacques Thénard nel 1802, e la produzione commerciale iniziò in Francia nel 1807.

I pittori come JMW Turner, Pierre-Auguste Renoir e Vincent Van Gogh iniziarono a usare il nuovo pigmento come un’alternativa al costoso blu oltremare. Interessante come è nato il Berliner Blau, più noto come il blu di Prussia, scoperto accidentalmente dal produttore di tinture tedesco Johann Jacob Diesbach. In effetti, Diesbach stava lavorando alla creazione di un nuovo rosso, ma uno dei suoi materiali, la potassa, era entrato in contatto con sangue animale. Invece di rendere il pigmento ancora più rosso come ci si potrebbe aspettare, il sangue animale creò una reazione chimica sorprendente, risultando un blu vibrante.

Pablo Picasso usò il blu di Prussia esclusivamente durante il suo Periodo Blu, e l’artista giapponese Katsushika Hokusai lo utilizzò per creare la sua iconica The Great Wave di Kanagawa, così come altre stampe nella sua serie di trentasei panorami del monte Fuji. Il pigmento del blu di Prussia non è stato usato solo per creare capolavori, ma viene anche chiamato "blu degli ingegneri" quando viene miscelato con un materiale oleoso e strofinato su una superficie metallica; questa viene a sua volta strofinata con un’altra superficie di riscontro e la rimozione del pigmento indica la posizione dei punti in rilievo. Quindi può essere usato per indicare la regolarità di una superficie o di un supporto.
Oggi il blu di Prussia viene usato, con le dovute dosi, in forma di pillola per curare l’avvelenamento da metalli.

Esiste poi il ceruleo, originariamente composto da stannato di magnesio e cobalto, il blu ceruleo del cielo è stato perfezionato da Andreas Höpfner in Germania nel 1805 con la torrefazione di ossidi di cobalto e stagno. Tuttavia, il colore non era disponibile come pigmento artistico fino al 1860 quando fu venduto da Rowney and Company sotto il nome di coeruleum. L’artista Berthe Morisot ha usato il ceruleo insieme al blu oltremare e al blu cobalto per dipingere il cappotto blu della donna in un giorno d’estate del 1887. Se pensate che la scelta della marina inglese, poi imitata da altre marine militari del colore blu fosse un omaggio al colore del mare, siete fuori strada.
Il colore blu navy viene adottato come colore ufficiale per le uniformi della Royal Navy britannica e indossata da ufficiali e marinai fino dal 1748, questo colore venne adottato meno poeticamente di quello che si pensa, ma solo per praticità, perché sul blu scuro erano meno evidenti le macchie di sangue durante le cruente battaglie.
Per chiudere la lunga descrizione, scusandoci per un dettaglio persino troppo abbondante, ci permettiamo una divagazione in piemontese sempre per parlare del blu: “L’hai daje el bleu” (Gli ho dato il blu), e letteralmente significa “gli ho dato il blu”. Dalla traduzione letterale non è facile cogliere il vero significato. È un modo di dire molto diffuso che si usa quando si vuole comunicare la chiusura totale del rapporto con un’altra persona, ma dev’essere una persona con la quale c’è stato un rapporto importante.
Dare il blu indica una volontà forte, qualcosa di profondo e definitivo.

Sarà per il colore, per il movimento, ma il detto piemontese ha tutto un altro fascino. Come per tanti altri modi di dire, anche questo ha un’origine storica. Dopo la sconfitta di Napoleone e il ritorno dei Savoia in Piemonte, bisognava cancellare ogni traccia del periodo di dominio francese. Coprendo appunto con il blu, colore di Casa Savoia, ogni segno dei lunghi anni di occupazione francese, idealmente scomparve.
Sic transit gloria mundi.

 

Inserito il:22/11/2022 12:28:10
Ultimo aggiornamento:22/11/2022 12:37:12
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