Silvy Kranz (Lubiana, Slovenia - Contemporanea) - I have a dream ….
Per il futuro abbiamo ancora bisogno di sognare
di Giovanna Casertano
No, non parlo di quella attività psichica che si svolge soprattutto durante la fase REM del sonno, mentre il nostro corpo si riposa e la nostra mente, non più attenta ad elaborare ciò che ci accade intorno e a produrre pensieri e azioni più o meno coerenti, è libera di spaziare in un'altra “dimensione”, inconscia, che ci porta per così dire, in un mondo parallelo, irreale, incomprensibile al nostro Io cosciente.
Non è sognare quello! Anche se li chiamiamo sogni, si tratta delle cosiddette rappresentazioni oniriche, che pur necessarie per il nostro benessere psico-fisico, sono immagini e suoni nascosti in qualche parte nel nostro cervello, per poi venire fuori da sole, nel bel mezzo della notte, come un puzzle fatto di tanti tasselli di ricordi senza tempo, desideri inespressi e paure rimosse; uniti alla rinfusa; percepiti a volte come una piacevole sensazione, tanto da non volersi svegliare per non perderli; altre invece, si presentano sotto forma di incubi, che tendono a molestarci, tanto da destarci.
E poi, quando i nostri occhi si riaprono, ritornano in quell'angolo buio del cervello.
Intendo invece, quei sogni, ad occhi aperti, che si fanno fin da piccoli e che nascono come fantasie, immaginazione, ma che sembrano così reali che col tempo diventano desideri, aspirazioni ...
Man mano che si cresce, possono sembrare illusioni, fantasticherie, utopie e si lasciano andare. E' anche possibile però, che si trasformino in qualcosa di più concreto, raggiungibile, fattibile.
E allora si chiamano speranze.
“La speranza è un sogno ad occhi aperti”, sosteneva Aristotele.
Così come Abdul Kalam, ex presidente dell'India, conosciuto come il “Presidente del Popolo” per aver condotto il suo Paese non solo ad una crescita economica, ma anche alla riscoperta di valori, importanti per il futuro dei giovani, era convinto che “Un sogno non è quello che si vede quando si dorme. E’ quello che ti impedisce di addormentarti”.
Ecco, questo è il tipo di sogno a cui mi riferisco.
I cosiddetti “sogni ad occhi aperti”: sogni fatti di progetti da realizzare, di idee da concretizzare, di propositi da perseguire, ma comunque da condividere con gli altri, perchè l'uomo è un essere sociale e il futuro è da costruire insieme, seppur ognuno con il proprio personale obiettivo.
Credere che i sogni si avverino ed adoperarsi affinchè si realizzino è già un primo passo verso una realtà sognata, perchè come sosteneva Shakespeare: Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
Senza sogni mancherebbe lo scopo e il senso alla nostra esistenza.
Senza sogni mancherebbe il motore, la spinta che porta a migliorarci, ad evolverci, a realizzarci ed infine, a progredire come individui e come società.
Senza sogni tenderemmo alla ricerca vana ed infinita di noi stessi, vagando senza meta e senza via d'uscita nei meandri infiniti della nostra mente; o rincorrendo sogni di altri, che non ci appartengono e che non ci gratificherebbero e neppure ci appagherebbero... rifugiandoci infine, in quel sonno profondo, allucinatorio, fatto di rappresentazioni oniriche, immagini e suoni, più o meno sfocati in cui saremmo costretti a sognare per vivere.
E se è vero che ”Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”, allora sognare la realtà non è una contraddizione in termini, ma un concetto concreto di pensare un mondo migliore, di costruire una nuova realtà a misura d'uomo.
Per questo“ Il mondo ha bisogno soltanto dell’esempio di persone che sappiano vivere i propri sogni e lottare per le proprie idee” ( P. Coelho).
Siamo tutti sognatori: c'è chi fa sogni e c'è chi ha sogni ...
“I Have a dream”