Aggiornato al 18/12/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale

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San Francesco e l'invenzione dell'Uguaglianza tra umani

di Achille De Tommaso

 

Non è questo un articolo di contenuti religiosi, ma sociali. Voglio dire che, in questa nostra vituperata epoca, dove ci lamentiamo di tutto, dall’Internet lento alla coda al supermercato, non ci accorgiamo dell'elevato miglioramento della percezione dei valori sociali. Quelli che dicono "si stava meglio quando si stava peggio" evidentemente non hanno letto i manuali di storia medievale. O forse li hanno letti, ma hanno saltato i capitoli su peste, carestie, e l'assenza totale di anestesia. Senza parlare dell’acqua corrente e del gabinetto in casa…

***

Quest'anno ricorrono gli 800 anni dalla morte di Francesco d'Assisi (1226-2026), e mi sembra il momento giusto per ricordare un tizio che, nel pieno del Medioevo, ebbe l'idea rivoluzionaria, quasi sovversiva, diremmo oggi, che tutti gli esseri umani fossero uguali. Sì, proprio tutti. Anche quelli sporchi, poveri, malati, e senza titoli nobiliari.

Il Presepe e l'Insurrezione degli Animali

Francesco è famoso per molte cose, ma una delle più poetiche è l'invenzione del presepe. Nel 1223, a Greccio, organizzò la prima rappresentazione della Natività con personaggi viventi. Una sorta di teatro sacro ante-litteram, diremmo oggi. Ma c'è un dettaglio che spesso sfugge: nel presepe originario, quello descritto nei Vangeli, non erano previsti il bue e l'asinello. Fu Francesco a inserirli. Perché amava e rispettava gli animali; considerava ogni creatura, dai lupi ai passerotti, parte di un'unica famiglia universale. Parlava, dicono, agli uccelli, ammoniva i pesci, pacificava i lupi. In un'epoca in cui un cane era considerato poco più di un attrezzo da lavoro e le galline venivano calpestate con disinvoltura nei cortili, Francesco sosteneva che gli animali dovessero essere non solo rispettati, ma amati. Ricordiamo che ancora negli anni Cinquanta del Novecento, ieri, storicamente parlando, era del tutto normale vedere ragazzini e adulti prendere a calci o tirare sassi a cani e gatti; oggi è punibile penalmente. Francesco, ottocento anni prima, predicava compassione verso ogni essere vivente. Era, per usare un termine contemporaneo, tremendamente avanti. Gli animali nel suo pensiero non erano strumenti, ma fratelli minori. "Fratello sole", "sorella luna", "fratello lupo": una famiglia cosmica dove persino le creature mute avevano dignità. Quando mise il bue e l'asinello accanto alla mangiatoia di Gesù bambino, compì un gesto poetico e rivoluzionario: diede cittadinanza spirituale agli ultimi tra gli ultimi: gli esseri viventi che non parlano, non votano, non protestano; quelli che, semplicemente, esistono.

L'Incredibile Idea che gli Umani Siano Uguali 

Ma la cosa più sconvolgente che Francesco asserì, con tranquilla e devastante semplicità, fu che tutti gli uomini sono uguali. Per capire quanto fosse assurda questa affermazione nel Duecento, facciamo un piccolo tour della società medievale: la struttura sociale del tempo era una piramide rigidissima, benedetta da teologi e difesa con le armi. In cima c'era il re (o l'imperatore), figura sacra per diritto divino; sotto di lui i principi, poi i duchi, i conti, i marchesi, e via dicendo. Più giù ancora c'erano i vassalli, nobili minori che giuravano fedeltà ai signori maggiori in cambio di terre. E poi, in una cascata di sottomissioni progressive, i valvassini (vassalli dei vassalli) e i valvassori (vassalli dei valvassini, perché nel Medioevo amavano complicarsi la vita). E poi i servi. Ogni gradino della scala sociale era fisso, immutabile, sancito da Dio. Nascevi servo? Morivi servo. Nascevi nobile? Potevi spadroneggiare sui servi. Semplice, no? Il sistema feudale funzionava proprio su questa idea: la disuguaglianza non era un problema, era l'ordine naturale delle cose. Nelle città, poi, c'erano le corporazioni delle arti e mestieri, i fabbri, i tessitori, i mercanti, ciascuna con le proprie gerarchie interne: maestri, garzoni, apprendisti. E poi c'erano gli emarginati: lebbrosi, mendicanti, vagabondi; considerati rifiuti umani da tenere fuori dalle mura cittadine.

In questo contesto, Francesco, figlio di un ricco mercante di stoffe, spogliandosi letteralmente dei suoi vestiti nella piazza di Assisi davanti al vescovo e al padre furente, dichiarò che tutte queste distinzioni erano irrilevanti. Si mise dalla parte dei lebbrosi, dei poveri, degli ultimi. Predicava che un mendicante piagato avesse la stessa dignità di un conte. Che un servo analfabeta fosse uguale a un chierico istruito. Era, diciamolo, completamente pazzo. O illuminato. O entrambe le cose.

Chiara e l'Insurrezione Femminile (Ovvero: "No, Grazie, un Marito No!")

E poi ci fu Chiara d'Assisi. Nobile, giovane, bella secondo le cronache del tempo, e con un'idea fissa: non voleva essere soggiogata a un uomo. Nel 1212, a diciotto anni, fuggì di casa e si unì a Francesco, fondando quello che sarebbe diventato l'ordine delle Clarisse.

Per noi oggi è quasi incomprensibile capire il coraggio di quel gesto; ma nel Duecento, una donna nobile (e non parlo delle donne non-nobili…) aveva sostanzialmente tre opzioni: sposarsi (e finire sotto l'autorità del marito), entrare in convento (e finire sotto l'autorità di un ordine maschile), oppure rimanere in famiglia (sotto l'autorità del padre o dei fratelli). Non c'erano altre strade. Chiara scelse una quarta via: fondare una comunità femminile autonoma, basata sulla povertà radicale e la preghiera, ma soprattutto sull'autodeterminazione. Non voleva intermediari maschi tra sé e Dio; non voleva che nessun vescovo o abate le dicesse cosa fare. Combatté per decenni, letteralmente fino alla morte, per ottenere dal Papa il "privilegio della povertà": il diritto di non possedere nulla, nemmeno come comunità. Era un modo per restare libere, perché chi non possiede nulla non può essere controllato attraverso la proprietà.

Il rapporto tra Francesco e Chiara fu intenso e complesso: amicizia spirituale, complicità intellettuale, forse qualcosa di più (ma qui la storia si fa nebulosa e le fonti francescane ufficiali sorvolano con eleganza). Quel che è certo è che si rispettavano profondamente. Francesco vedeva in Chiara un'eguale, non una sottoposta. E questo, nel 1200, era quasi più scandaloso dell'amare i lebbrosi. Capire il coraggio di queste persone, Francesco che abbraccia i lebbrosi, Chiara che rifiuta il matrimonio combinato con un nobile, ci fa capire in che epoca fortunata viviamo. Noi possiamo protestare, cambiare idea, scegliere; loro rischiavano tutto: la famiglia, la reputazione, la sicurezza, la vita.

Guerre: Almeno Oggi Sappiamo che Sono Sbagliate (È Già Qualcosa)

Visto che ci siamo, parliamo di guerre. Perché anche su questo Francesco fu piuttosto chiaro: nel 1219, in piena Quinta Crociata, attraversò le linee nemiche e andò a parlare con il sultano d'Egitto al-Malik al-Kamil. Non per convertirlo (anche se ci provò), ma per dialogare. Per cercare la pace con le parole; in un'epoca in cui la guerra santa era considerata giusta, anzi, meritoria: ammazzare infedeli era un biglietto diretto per il Paradiso; e Francesco predicava la non-violenza. Oggi, è vero, continuiamo a fare guerre, ma almeno sappiamo e diciamo che sono sbagliate e questo è un progresso enorme. Abbiamo Convenzioni di Ginevra, Corti Internazionali, trattati sui diritti umani. Possiamo indignarci pubblicamente. Possiamo manifestare contro. Fino a ottant'anni fa, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, si riteneva che le guerre fossero giuste. Anzi, necessarie. Gli imperi si espandevano con orgoglio in colonie, i conquistatori erano eroi nazionali, i massacri di civili erano accettabili (Hiroshima docet…); la guerra era considerata l'igiene del mondo, come scrisse Marinetti. Era virile, purificatrice, gloriosa. Oggi una guerra ci scandalizza (quasi sempre). È un fallimento diplomatico, una tragedia umanitaria. Non abbiamo ancora smesso di farle, certo; ma abbiamo smesso di considerarle belle e doverose. È un piccolo, fragile progresso. Ridicolo, forse, ma comunque un progresso.

Francesco d'Assisi, ottocento anni fa, predicò uguaglianza, compassione, rispetto per ogni forma di vita. Era considerato un folle; eppure, lentamente, alcune delle sue idee "pazze" sono diventate valori condivisi dell'Occidente moderno. Sappiamo che torturare è sbagliato, che la schiavitù è abominevole, che le donne non sono proprietà, che gli animali soffrono (e anche le piante…), che la guerra è un orrore.

Francesco, probabilmente, sarebbe ancora insoddisfatto; ma, forse, forse, sorriderebbe vedendo che qualcuno, finalmente, ha messo il bue e l'asinello anche nel presepe della Storia.

 

Inserito il:18/12/2025 18:29:29
Ultimo aggiornamento:18/12/2025 18:46:52
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