Kay Gale (Southern Hampshire, UK - contemporanea) - Stonehenge sunrise
Non sempre i sogni si dileguano all’alba
di Simonetta Greganti Law
Stonehenge è un luogo affascinante e misterioso soprattutto agli albori del giorno più lungo dell’anno: il solstizio d’estate.
Un raggio di sole si sarebbe presto infiltrato tra le imponenti costruzioni megalitiche per offrire a Valery Burnham uno straordinario spettacolo di compleanno dato che, per festeggiare il passaggio a una nuova stagione di vita, suo marito l’aveva accompagnata in questo luogo incantato dove già era stata nel passato quando era una giovane figlia dei fiori. Sarebbe stata questa l’occasione per rivolgere un particolare saluto al sole ma anche per augurare a sua moglie uno speciale benvenuto nel nuovo decennio della sua esistenza e farle vivere così un passaggio di stagione alternativo.
Valery già sapeva che Stonehenge era il luogo ideale per annoverare i suoi sogni che, nonostante l’avanzare dell’età, erano rimasti carichi di fantasia, proprio come un tempo.
Anche se molte delle ambizioni giovanili erano tristemente crollate, le speranze continuavano a darle una motivazione valida per sorridere. Era per questa ragione, che stava aspettando con trepidazione la nuova alba, voleva riuscire a spazzare via la nera cortina della notte e delle delusioni. Aspirava a ritrovare in quella terra le radici delle sue chimere per poterle rivitalizzare come è capace di fare solo la rosa di Gerico che miracolosamente risorge dopo la sua morte. Desiderava ricucirsi sulla schiena quelle ali che col distaccarsi di piuma dopo piuma si erano sfrondate a causa di ogni amarezza della vita. Sperava che l’energia di Stonehenge avrebbe avuto il potere di rinfoltirle per permetterle di ripuntare il suo volo verso quelle rotte che i suoi vecchi sogni avevano tracciato.
Anche l’età che avanzava era una mietitrice di chimere, lo percepiva guardandosi semplicemente allo specchio poiché questo rifletteva un’immagine sempre diversa di sé con la quale faceva fatica di anno in anno a identificarsi. Riscattava perfino l’Alzheimer di sua madre comprendendo come questo venisse ingiustamente accusato di essere la causa della confusione della donna per non essere più in grado di discernere l’identità della figlia. Perché non ammettere invece che era proprio “la figlia dei fiori” ad essere appassita e per questo non la si poteva riconoscere più tanto facilmente?
Comunque, ritornare in quei luoghi così carichi di magnetismo le stava procurando una nuova forza, una potente vitalità che solo il contatto con gli elementi della natura era capace di trasmetterle.
Si sentiva privilegiata non solo per essere nata esattamente in quel giorno magico di giugno ma proprio per essere tornata a festeggiare il suo compleanno nel luogo archeologico più suggestivo al mondo, ambiente ideale per innestare nuovi sogni…e sognare, lo sapeva bene, significava per lei preservare la vita!
Se ne stava abbracciata ad Adam, suo marito, aspettando il primo raggio di luce. Era in attesa di un segno celeste, del prodigio di una notte magica capace di mettere in fuga non solo le streghe e i demoni vaganti nell’aria ma anche tutti i pensieri negativi che le tormentavano la mente.
Mrs. Burnham aveva anche un altro rimedio per liberare lo spirito da ansia, paura, preoccupazione e frustrazione.
Sapeva che le sarebbe bastato raccogliere, come aveva imparato a fare da giovane, le erbe e le piante officinali che crescevano spontaneamente lì intorno. Una volta legate in piccoli mazzetti, le avrebbe esposte alla luce della luna per incrementare gli effetti prodigiosi che già possedevano.
Poi, in un secondo tempo, una volta ritornata a casa, le avrebbe essiccate e conservate dato che essendo state colte in quella notte possedevano un’incredibile energia positiva o almeno, questo era quello che le era stato tramandato dagli insegnamenti degli antichi sacerdoti Druidi.
Raccolse il fiordaliso blu che si vantò davanti a suo marito di chiamarlo col nome di centaurea cyanus e rivelargli le proprietà addolcenti, idratanti e purificanti della pianta. Gli raccontò che l’avrebbe utilizzata per ravvivare con un ultimo risciacquo dopo lo shampoo i capelli bianchi di sua madre.
Scorse delle creste di gallo di cui conosceva ancora il nome scientifico, Rhinanthus minore, che distinse senza indugio tra tante altre piante grazie ai fiori gialli e alle foglie dal margine seghettato che ricordano per l’appunto la protuberanza carnosa sul capo del gallinaceo. Raccontò al marito che i suoi semi arrivati a maturazione, all’interno della capsula secca del frutto, se scosso, avrebbero prodotto un suono da cui l’origine di sonaglio giallo, altro diffusissimo nome della pianta. Ne raccolse un fiore solo, dato che sapeva quanto questa specie botanica fosse importante per l’ecologia pur non essendo a rischio d’estinzione.
Non poteva mancare di notare anche la menta selvatica di cui ne inalò la magia del suo aroma. Il suo animo si sentiva eccitato da questa ineguagliabile fragranza che emanava dal terreno dato che bastava calpestarla per permetterle di liberare in suo intenso e gradevole profumo balsamico.
L’avrebbe utilizzata per preparare la salsa alla menta, da accompagnare a bruschette, insalate e carni diverse.
Trovò infine della ruta, ritenuta efficace contro la paura e le situazioni d’angoscia, erba capace di controllare la mente trasformando le energie negative in favorevoli.
Ne raccolse solo qualche rametto che avrebbe lasciato macerare per 30 giorni in 100 cl di grappa secca per la preparazione di un’aromatica grappa alla ruta.
Bevendone un goccetto nelle sere d’inverno avrebbe continuato a prolungare il sortilegio di quella notte incantata.
Salsa alla Menta:
200 gr di foglie di menta
350 ml d’aceto di mele
100 gr di zucchero di canna
Sale integrale
Tritare la menta e frullarla con 50 gr d’aceto di mele.
Far bollire separatamente 300 ml d’aceto di mele e, una volta levato dal fuoco, aggiungere lo zucchero mescolando bene.
Lasciare raffreddare per almeno 5 minuti e aggiungere il composto di menta con un pizzico di sale.
Portare nuovamente a bollore e invasare la salsa ancora calda per poi sterilizzare i barattolini per 15 minuti.