Giuseppe Faraone (Picerno, Potenza, Contemporaneo) – Scorcio di Milano – Notturno milanese
Il discorso sull’amicizia (2)
di Gianni Di Quattro
Certo, ha ragione Antonio Machado, il grande spagnolo che ha affermato che nel percorso della propria vita meglio contare gli amici che gli anni perché solo questo vale davvero per capire se stessi. A me piace continuare a riflettere sulla mia vita in relazione agli amici conquistati proprio perché condivido il pensiero del poeta.
Dunque, lasciata Palermo e gli amici della gioventù (con grande dolore) come ho raccontato in un precedente ricordo (“ha ragione Antonio Machado”), ho cominciato a lavorare alla Olivetti, prima a Genova, poi a Roma e infine a Milano.
Di tale periodo ricordo Glauco Barengo, figlio di generale e capriccioso ma generoso e simpatico, Andrea Silenzi, figlio di avvocato e che poi ha finito per fare l’avvocato alla Rinascente, compagno di gite liguri e uno dei primi che mi ha aiutato a conoscere Milano, Roberto Allegri di Serravalle a casa del quale ho passato dei fine settimana accolto dalla sua famiglia con tanta cordialità, una persona intelligente e bizzarra, colto e pieno di vita, Mimmo Marino che veniva da Pavia, ma palermitano e con il quale si era subito creata una grande sintonia anche a causa della nostra comune origine e alla scoperta di comuni amici in Sicilia. Con Mimmo ci siamo poi sempre frequentati anche quando lasciò l’azienda per aprire il suo studio e fino alla sua fine prematura e ricordo ancora adesso le domeniche passate con la sua famiglia che abitava in quella che io considero la più bella piazza di Pavia e cioè Piazza San Pietro in Ciel d’Oro. Il marchigiano triste Walter Rocchi, il bolognese ingenuo Roberto Ballotta, Andrea Gasparini l’uomo della pipa con il quale abbiamo fatto tante incursioni nei carugi, tante discussioni e sempre mantenuto i contatti.
E poi Mario Unnia, principe della goliardia, uomo di grande intelligenza, brillante e pieno di fantasia, tanti amici in comune e tante serate. Un cuneese, ma con tendenze napoletane che non si è mai arreso nella vita ed ha fatto cose molto interessanti sul piano personale e professionale. Ha sposato una cara amica e collega, Paola Pieraccini toscana per nascita e per amore, figlia di un importante bancario, con la quale ha fatto tre splendidi figli, peccato che la nostra amicizia è stata da lei interrotta ad un certo punto ed io non ho mai capito il perché ed è stato parecchio doloroso. Carlo Peretti, che veniva da altre esperienze professionali all’estero e da vittorie di prestigio nel campo della pallanuoto. Ancora oggi, seppur con fatica, riusciamo a mantenere un contatto. Peretti è stato un grande personaggio nel mercato italiano, dalla informatica di Bull alle telecomunicazioni di Vodafone. Sergio Nanni, gran professionista che ci ha lasciato troppo presto, con il quale abbiamo lavorato insieme anche in Olanda quando lui era direttore di quella consociata e in Magneti Marelli, un bolognese che ha introdotto Apple nel nostro paese e che ha scoperto talenti come Piacentini, ora in Amazon con un grosso ruolo professionale ed economico.
Ci sono altri di quel periodo cui sono rimasto molto legato e che ho molto stimato, come il mio capo Franco Leoni a Roma, brillante, gentiluomo, un romano che sembrava spuntato chissà da dove, gran professionista e uomo di mondo. E poi l’amico Boccaccio a Genova dove avevo fatto una grande amicizia con Sisto Pesce, con il quale ci siamo poi ritrovati a Milano e abbiamo anche convissuto insieme aggregando un altro amico, Paolino Merlo, in un piccolo appartamento con vista cimitero monumentale.
Questi e tanti altri hanno di improvviso riempito i primi anni del mio lavoro e la mia vita fuori dai miei naturali e amati confini, con ciascuno è stato bello allacciare relazioni, fare cose, perché era come se ogni nuova conoscenza, ogni nuovo amico desse un senso alla mia vita, allargasse la visione del mondo, riempisse di ulteriore contenuto l’origine dei pensieri, le speranze. Ero felice di avere amici e mi sentivo bene, pensavo che finché li avevo e finché aumentavano io non ero proprio una nullità, avevo un ruolo ancorché piccolo nella vita e che la vita era bella.
Ad un certo punto dalla Olivetti tradizionale, la general line come la chiamavano, mi hanno spostato alla nascente Divisione Elettronica (allora quando io ci sono andato si chiamava semplicemente Servizio Calcolo Elettronico). Io non avevo alcuna cultura alle spalle in merito (anche se a quei tempi erano pochi quelli che l’avevano), ma andai con entusiasmo perché intanto un po’ di cose del mercato le avevo imparate, pensavo e speravo che mi avrebbero impiegato non in un lavoro tecnico ma a vendere (ormai mi piaceva farlo) e poi comunque era una possibilità di carriera e, infine, non dovevo niente a nessuno (me lo sono ripetuto sempre nella mia vita professionale).
Ho fatto il colloquio di selezione per passare alla elettronica con Elserino Piol, che era il capo di tutta l’operazione commerciale del settore, un personaggio che a partire da quel momento divenne una costante nella mia vita perché con lui ho lavorato a più riprese e perché tutto quello che ho fatto è stato da lui influenzato, dal quale ho imparato molto e con il quale sono diventato amico, una amicizia che è andata sempre aumentando e che dura fortemente tuttora. Un grande protagonista di tutto, della informatica e delle telecomunicazioni italiane incluso, un genio, un carattere conseguentemente difficile e in certi momenti scontroso, ma mai banale e sempre capace di ragionare su qualunque cosa e di trovare una soluzione, la via migliore, il modo per uscire da una complessità. Sono sempre stato felice di questa amicizia, credo che Elserino Piol abbia sempre avuto nei miei confronti più simpatia umana che stima, credo che abbia avuto e abbia ragione e comunque forse anche questo ha contribuito a consolidare l’amicizia perché l’ha resa semplice, indipendente, vera. In tanti anni abbiamo vissuto insieme tante vicende professionali, ci siamo ritrovati in tante parti del mondo, abbiamo discusso e litigato, inventato cose, realizzato tanto.
Non ricordo quel colloquio nei dettagli forse perché ero troppo ansioso di scavalcarlo positivamente, ricordo solamente che oltre a Elserino Piol c’erano Umberto Soliani, capo del personale della struttura italiana da cui io dipendevo, e Ugo Galassi, il grande capo commerciale di questa struttura. Ricordo che pensai che Galassi per due volte aveva influito sul mio percorso professionale (la prima quando sono stato assunto in azienda).
E così che è cominciata la mia avventura nella elettronica della Olivetti e così che ho cominciato a capire e ad appassionarmi al settore della automazione, della organizzazione, della impresa e della efficienza. Così ho cominciato, in altri termini, ad amare il futuro. E il mondo della elettronica e della tecnologia ha poi condizionato la mia vita e lì ho conosciuto tanti amici che la hanno popolato ed arricchita.
A questo punto è necessario riordinare le idee e i pensieri prima di cominciare a parlarne. Al prossimo ricordo, per chi ha voglia di seguire questo percorso per me entusiasmante, ma che tanti possono definire, a buon ragione, banale.