Richard Jack (1866–1959) - The dinner party
Etichetta o classe?
di Simonetta Greganti Law
“The honour of your presence is requested for a dinner party with Brunello di Montalcino 1997, on Wednesday, 22nd February 2017 at eight-thirty in the evening at 22 Egertown Place, Knightsbridge, London SW3
dress code: Creative black tie
RSVP- MR. and MRS. White, by the 15Th February at 776 324518”
Gli inviti erano pronti per essere spediti. Così almeno Louise aveva l’occasione per far uscire dal suo armadio quel vestito che tanto le piaceva. Sì, aveva organizzato questo evento proprio per indossarlo nuovamente. Era dimagrita e le sarebbe stato benissimo, quasi come dieci anni fa, quando lo aveva comperato. E magari suo marito si sarebbe un’altra volta accorto di quanto fosse sensuale, tutta fasciata in quell’abito di seta che l’aveva affascinato tanti anni addietro. Certo le rughe sul suo volto avrebbero stonato con l’immagine di allora, i ricordi erano troppo incisi nella mente di Louise…e quei segni del tempo prima non c’erano.
Era tuttavia convinta che un buon fondotinta le sarebbe stato complice e che magari perfino l’atmosfera, rigorosamente a lume di candela, poteva dimostrarsi un’alleata a suo vantaggio. Sì, voleva a tutti i costi riconquistarlo e per questo era pronta a faticare per la riuscita della cena che le costava senza dubbio un sacrificio non indifferente.
Mr. White non aveva obiettato anzi, si era mostrato bendisposto all’idea, per lui sarebbe invece stata l’occasione per stappare quella cassa di Brunello di Montalcino del ’97 che da anni aspettava proprio un bell’evento.
Louise pensò con nostalgia che l’avevano comprata insieme durante uno dei loro viaggi in Italia … e quanti bei ricordi, indelebili, nel suo cuore! Lei indossava quel vestitino rosso estivo, aveva i capelli biondo oro raccolti in una treccia e una ghirlanda di fiori sulla fronte. Aveva gli occhi pieni di stelle. Quando aveva chiesto al marito cosa ricordasse di quella serata anche lui era sceso in particolari ben precisi e aveva parlato di quel colore rosso rubino, di note di violetta e rosa, di profumi inebrianti, intensi e penetranti… ma non si riferiva a lei, quella purtroppo era la descrizione del Brunello. Edward sembrava ricordare solo l’etichetta della bottiglia e la cantina dove si erano recati per la degustazione. Invece aveva dimenticato il resto della sera, il vestito sbottonato lentamente, le mani tremanti, i respiri affannosi.
Ora però lei aveva deciso che il Brunello sarebbe stato il suo rivale, lo aveva sfidato e aveva stabilito di invitare tanta gente per dimostrare a se stessa e a tutti quanti che Edward non sarebbe stato tentato solo da Bacco. Questa doveva essere la sua chance per competere col vino delle grandi occasioni e perciò le toccava studiare ogni mossa nei minimi dettagli, per dargli scacco matto.
Avrebbe iniziato col proporre ai suoi ospiti dei piatti prelibati di cui tutti potevano apprezzare la bontà e che anche suo marito avrebbe indubbiamente gradito. Sarebbe riuscita almeno a riconquistarlo per la gola!
Cominciò a organizzare il pranzo: occorreva un abbinamento particolare. Decise di presentare una splendida e raffinata preparazione “fagiano con fichi secchi e pinoli” accompagnato da polenta e funghi. Poi, su richiesta del marito, un bel tagliere di formaggi stagionati, per continuare a meditare tutti insieme sorseggiando il Brunello. Una vastissima selezione di dolci avrebbe concluso la serata. Non sarebbe stato poi così difficile: la parte complicata era ben altra!
Molti ospiti avevano già confermato la loro presenza: Mr. and Mrs Coldbrige, Mr. and Mrs Burnham, Mr. and Mrs. Lewis, Mr. Dunn, Mr. and Mrs. Fowler, ma questo era solo l’inizio, la lista era più lunga! Sicuramente non ci sarebbero stati tutti e di ciò se ne dispiacque. Altrettanto importante, come il menù e il vino, doveva essere abbinare gli accessori alla sua mise. Il vestito le stava veramente bene, lo aveva riprovato e ne era rimasta soddisfatta.
Le scarpe, naturalmente nuove, sfarzose e costosissime, avevano dei tacchi gioiello, originali ed eleganti, da far venire le vertigini solo a guardarli ma avrebbero impreziosito il suo stile rendendolo eccentrico e raffinato. Altro dettaglio per quel “Creative look” che aveva proposto per movimentare la serata, furono le unghie: una vera forma d’arte con richiami al floreale e decorazioni, decisamente da ammirare, che esprimevano gusto e glamour. Edward, su suggerimento di Louise, per dare un tocco stravagante al suo abito formale, indossava un papillon rosso come il vestito della moglie. Aveva così personalizzato lo smoking reinterpretandolo in chiave trendy.
La serata stava per iniziare. Per l’occasione, nonostante Louise avesse cucinato tutto da sola, aveva prenotato un servizio di camerieri professionisti dato che il suo voleva essere un ricevimento di classe e non poteva essere lei a servire in tavola. Anche il marito fu contento della decisione e si complimentò con lei per essere stata in grado di organizzare questo ricevimento in modo tanto raffinato. Nonostante uno staff così specializzato, volle comunque essere lui l’addetto alla disposizione dei bicchieri che scelse ampi e panciuti, dal gambo lungo, adatti al suo Brunello. Controllava con minuzia l’esercito dei calici da posizionare sulla tavola e già ne immaginava di dondolarci il vino, precedentemente stappato e decantato, per apprezzarne meglio l’avvolgente aroma e le pregiate sfumature di colore.
Intanto Louise era tornata in cucina per dirigere le ultime preparazioni dei suoi fagiani. Già dalla sera prima li aveva tagliati a pezzi e messi a marinare in abbondante vino rosso e altrettanta acqua, con la sola aggiunta di erbe aromatiche (foglie di salvia, di rosmarino, di alloro). Li aveva tenuti in frigo, coperti con pellicola trasparente, per tutta la notte, e girati prima di andare a dormire. La mattina li aveva tolti dal frigo e fatti scolare per bene.
In una padella aveva aggiunto cipolla e aglio ben affettati e li aveva fatti rosolare in poco burro. Aveva poi aggiunto sale, pepe e un po’ di noce moscata, un trito di carote e sedano a fuoco medio e, appena rosolati, aggiunto la passata di pomodoro allungata in acqua calda. Coprì tutto con un coperchio e fece cuocere per una mezz’ora regolando la fiamma a intensità bassa. Trascorso questo tempo aveva rigirato i pezzi di fagiano con un mestolo di legno e aggiunta ancora acqua calda.
Per finire aveva unito la cannella, della salvia e del rosmarino e lasciato cuocere ancora una ventina di minuti. Come ultimo tocco l’aggiunta dei fichi secchi fatti a fettine e aveva continuato la cottura per una mezz’ora girando frequentemente. Soddisfatta, immaginò l’incontro di questo piatto sofisticato affiancato alla polenta umile e contadina. Una combinazione sicuramente creativa, soprattutto perché lei aveva ideato di servirla in piccole quiches individuali, preparate in anticipo, che bastava riscaldare.
Aveva trasformato la classica quiche francese in una versione italiana, eliminando la pasta sfoglia o la brisée sostituendola invece a una base di polenta integrale arricchita poi da un ripieno di funghi trifolati.
La preparazione della polenta era stata semplice, era bastato bollire l’acqua, salarla e aggiungendo l’olio, aveva poi versato a pioggia la farina di polenta integrale e mescolato con pazienza, utilizzando una frusta, fino a cottura ultimata. Aveva poi preparato le tortine schiacciando con cura la polenta su ogni stampino, precedentemente oleato, e completate col ripieno dei funghi trifolati. Farcitura semplicissima poiché i funghi erano stati affettati e cotti in olio insaporito da aglio e lasciati andare per pochi minuti a fuoco medio-basso, scuotendo solo ogni tanto la padella.
Tolto il coperchio aveva fatto evaporare un poco l’acqua di cottura e aveva continuato a farli saltare in padella aggiungendo del prezzemolo fresco. Infine aveva versato i funghi con della scamorza a pezzettini su ogni porzione e tutto era così pronto per essere poi grigliato prima di servirlo in tavola.
Incaricò i camerieri di proseguire l’opera e di occuparsi anche del resto della cena mentre lei incominciò finalmente a comportarsi come una vera ospite. Si era adesso trasformata tutta in sorrisi e saluti. I complimenti non mancarono, tutti le dicevano che la trovavano in perfetta forma e lei guardava il marito per vedere se questo fosse d’accordo.
Ebbe una stretta al cuore quando Edward disse che sarebbe stato bello poter migliorare con l’età come un buon vino e aggiunse che proprio il suo Brunello quella sera avrebbe dimostrato con che capacità era in grado di sfidare il tempo continuando a sedurre. Louise aveva capito che questo vino stava vincendo nonostante lei fosse anche più d’annata!
Quando ancora si socializzava con Champagne e stuzzichini, Mrs. White annunciò che in breve tutti si sarebbero dovuti accomodare in sala da pranzo e Mr. White fece notare che avrebbe avuto piacere a essere lui il “Butler” almeno per versare il primo bicchiere di Brunello a tutti. Edward disse poi che era giunto il momento di alzare i calici e lo volle fare sulle note del valzer del più celebre brindisi della storia della musica. Nella stanza infatti incominciò a riecheggiare la Traviata nel famosissimo duetto tra Alfredo e Violetta “Libiamo ne’ lieti calici”.
La serata proseguì con successo, e si passò poi ai formaggi e ai dolci. Il dessert fu estremamente ricco: bignè farciti con creme diverse, bavarese di frutta, crostata, mousse al cioccolato, gelati e sorbetti, torte diverse ma proprio tra queste ultime, quella che riscosse più successo, forse per restare in tema, fu quella all’uva.
Mrs. White l’aveva preparata rifacendosi a una ricetta toscana dove prendeva il nome di “ciaccia” ed era un dolce casereccio perciò sicuramente insolito in una cena tanto elegante. Per prepararla aveva aggiunto lo zucchero alla farina in proporzioni di 1 a 5 poi sciolto in acqua tiepida il lievito di birra e aveva iniziato ad impastare. Aveva poi incorporato poco burro a pezzettini e altra acqua. Preparato l’impasto, dopo averlo fatto lievitare per circa due ore, lo aveva diviso in due parti e stese con un mattarello. La prima sfoglia fu adagiata in una teglia imburrata e poi farcita con acini d’uva lavati e tagliati a metà, per privarli dei semini, e poi cosparsi d’altro zucchero.
Infine aveva ricoperto il dolce con la seconda sfoglia sulla quale aveva poi posizionato i restanti chicchi d’uva schiacciandoli bene con le mani per farli aderire all’impasto. Questa focaccia era stata poi infornata per 20/30 minuti a 200°, fino all’ultimo secondo prima di servirla. Arrivò in tavola ancora tiepida e spolverata di zucchero a velo.
Terminata la serata Mrs. White si sentì contenta per la riuscita della cena ma un po’ depressa perché il marito sembrava non averla notata più di tanto.
Prima di dargli il solito frettoloso bacio della buonanotte quello si accorse della sua malinconia perciò le chiese se era stanca o c’era dell’altro che la rendeva triste. Louise allora confessò di essere un po’ gelosa del Brunello.
- Brunello?- disse quello alzando un ciglio …e poi aggiunse - Non lo sai che gli uomini preferiscono le bionde?