Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Govardhan, l'imperatore Jahangir in visita all'asceta Jadrup, circa 1616-1620

 

Le civiltà d'Oriente - Storia dell'India - 9

(seguito)

di Mauro Lanzi

                 

        4.4 Apice e massimo splendore dei Moghul.

Il XVII secolo fu il secolo di massimo splendore dell’Impero Moghul: i tre sovrani che regnarono in questo periodo, Jahanjir, Shah Jahan e Aurangzeb, sono noti a buon diritto come i Grandi Moghul e sono divenuti un simbolo universale di potere e ricchezza, delicatezza e crudeltà, ferocia e amore del lusso; nasce con loro un nuovo tipo di civiltà sincretica che mescolava tradizioni indiane con influssi persiani e centro-asiatici.

                  4.4.1 Jahangir (1605 – 1627)

Jahangir salì al trono alla morte del padre Akbar, morte forse “accelerata” anche per la preferenza che l’anziano sovrano aveva manifestato per il nipote Khusrau, figlio di Jahangir: questi, dovendo piegarsi al padre, non la prese bene e si ribellò più volte, sicché alla fine il padre lo fece accecare, almeno parzialmente.

Jahangir non fu un sovrano bellicoso, non amava le campagne militari che affidò sempre più di frequente al secondo figlio, Shah Jahan, vista l’indole del primo. Dalle sue memorie, Jahangir ci appare come un personaggio poco interessato all’amministrazione o all’ampliamento dello stato, le sua vere passioni erano piuttosto lo studio della natura in tutti i suoi aspetti, piante ed animali soprattutto, e l’arte figurativa; il suo vanto era un atelier di pittura, di cui una sezione con ben settanta artisti era dedicata alla riproduzione della natura in tutte le sue manifestazioni, una seconda alle “Allegorie Imperiali”, una terza alla riproduzione di dipinti famosi da tutto il mondo. Ad un certo punto l’imperatore divenne appassionato di dipinti sacri cristiani, che iniziò a raccogliere in gran numero; era affascinato soprattutto dall’aureola che vi compariva e che fece copiare in molti ritratti: così questo elemento decorativo che i primi, pittori cristiani avevano appreso dall’Oriente, tornò dove probabilmente era nato. Sotto il regno di questo sovrano la pittura indiana raggiunse la sua massima fioritura, esprimendo sottile realismo, attenzione alla natura con una ricca policromia che in seguito andrà persa.

Molti degli sviluppi e degli eventi del suo regno furono dovuti alla moglie prediletta di Jahangir, Nur Jahan (luce del mondo), figlia di un avventuriero persiano, rimasta vedova  ancor giovane di un mediocre funzionario di corte; di lei i cronisti lodano la bellezza, che vista l’età (la sposò a 34 anni)  non era forse l’aspetto prevalente della sua personalità, mentre sicuramente lo erano, l’intelligenza,  l’intraprendenza e l’energia che dimostrò; fu lei ad introdurre a corte la cultura e l’arte persiane, in un momento in cui Isfahan era la Parigi di oriente, ma, soprattutto, dispiegò capacità politiche e di gestione del potere inattese.

Riuscì a piazzare il padre Itimad -ad- Daulah, nella posizione di primo ministro, fece in modo che a lui succedesse il fratello, Asaf Khan, combinò le nozze della figlia con il terzogenito dell’imperatore, Shahryar, nella segreta speranza che fosse lui l’erede al trono: di fatto la singolare combinazione di vivacità, intelligenza e bellezza di questa donna, non solo conquistò il cuore e la mente dell’imperatore, ma fece di lei la vera detentrice del potere per almeno 20 anni. A lei fu dovuta l’introduzione, non solo del persiano come lingua di corte, ma anche l’adozione di pratiche amministrative e culturali persiane.

Alle sue capacità di realizzatrice sono dovute le prime grandi fabbriche tessili del mondo a Chatun, dove erano impiegati 22000 filatrici e 35000 tessitori; la località divenne famosissima, tanto che da Chatun sembra derivi l’inglese cotton e quindi l’italiano cotone. I tessuti di cotone erano, accanto alle spezie, la voce principale delle esportazioni indiane, e questo spiega il senso di questa grande fabbrica; ma a queste partite tradizionali all’inizio del XVII secolo se ne aggiunse un’altra, prevalente sulle prime due, il salnitro, che l’Europa importava in quantità crescenti, per soddisfare la richiesta di polvere da sparo, derivante da quella specie di suicidio collettivo che fu la guerra dei trent’anni.  Poiché le esportazioni erano da sempre un monopolio dell’imperatore, questa voce fu un ulteriore importante introito per l’erario indiano, che conosce in questa epoca un periodo di prodigioso surplus, facendo dell’India  la nazione certo più opulenta del mondo. 

Jahangir non ebbe la febbre edilizia del figlio; ci ha lasciato comunque il mausoleo di Itimad ad Daulah (a sinistra), considerato un’anticipazione del Taj Mahal, sorprendentemente più bello ed importante del suo, forse anche per l’influenza della moglie e gli splendidi giardini di Srinagar, impreziositi dallo splendido palazzo di Shalimar Bagh.

Gli ultimi anni di Jahangir furono amareggiati, come tradizione per tutti i Moghul, dalle rivolte dei figli; Khusrau, mezzo cieco, fu avvelenato dai fratelli, ma a rivoltarsi a questo punto fu il prediletto, Khurram, poi noto come Shah Jahan, che temeva sopra tutto gli intrighi della moglie del padre, Nur Jahan; questa aveva insediato il fratello Asaf Kahn al posto di gran visir e spingeva il fratello minore di Khurram, Shahryar,  ad armarsi per impossessarsi del trono.

Il 28 ottobre 1627 muore Jahanjir, probabilmente anche di cirrosi epatica, visto che, malgrado i dettami dell’Islam era un forte bevitore (come tanti della sua famiglia); Jahangir, in materia religiosa, era un eclettico tollerante di tutte le fedi: in punto di morte si fece anche somministrare i sacramenti da un gesuita “per aumentare le sue possibilità nell’aldilà”.

Alla notizia della sua morte Shah Jahan si precipitò a Dehli, dove il gran visir Asaf Kahn, deciso a puntare sul cavallo vincente, lo fece incoronare imperatore d’India, dopo aver imprigionato la sorella Nur Jahan.     

                 

Lo splendido palazzo di Shalimar Bagh

(Continua)

Inserito il:20/06/2021 15:53:32
Ultimo aggiornamento:02/07/2021 15:57:10
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445