Ex libris – Levantado do chão.
I libri si intrecciano con la vita.
Di molti ricordo bene il periodo e il luogo in cui li ho letti, soprattutto se non si è trattato della casa o del treno che prendo tutti i giorni.
E d’altro canto, per gli eventi importanti della vita, spesso rammento quale libro stessi leggendo in quel momento, quasi una sorta di colonna sonora.
Quando poi un avvenimento significativo si interseca con un libro che risuona in profondità, ecco nascere poesie che cercano di fare sintesi di questi due aspetti: la vita e la letteratura.
Ma andiamo con ordine. Stavolta abbandono i classici dell’ottocento, per passare ad un romanzo di oltre cento anni più giovane, che forse non si può (ancora?) definire un classico della letteratura novecentesca, sebbene il suo autore abbia poi conseguito il premio Nobel. Mi riferisco a José Saramago e al suo Levantado do chão.
L’uso del titolo in portoghese non è un vezzo o una sbruffonata, anche perché la mia conoscenza di tale idioma non è sufficiente ad avermi consentito di leggerlo in lingua originale. Il fatto è che il titolo assegnatogli nella traduzione italiana (Una terra chiamata Alentejo) mi pare poco felice. Certo, anche le traduzioni letterali (“Alzato da terra” o “Sollevato dal suolo”) non suonano molto bene. Perciò (sperando che non si sia persa la ã con tilde, tipica dell’alfabeto portoghese) preferisco riferirmi al titolo originale.
Non so se il numero di poesie ispirate da uno stesso romanzo sia un indicatore di quanto esso sia stato apprezzato. Ci sono libri che mi hanno entusiasmato parecchio ma che non mi hanno suscitato alcun verso. Più difficile invece che un libro non particolarmente esaltante possa invitarmi a scriverne. Comunque, Levantado do chão è davvero uno dei miei romanzi preferiti, a mio giudizio il migliore tra gli ancora pochi che ho letto di Saramago. E le poesie che propongo stavolta sono addirittura due…
Per la prima lascio al lettore l’eventuale gioco di riconoscere gli altri riferimenti presenti nel testo.
La seconda è invece un esempio di quanto dicevo all’inizio: nei giorni in cui stavo leggendo quel romanzo, è nato mio nipote Federico.
A chi legge resta la libertà di pensare che due poesie siano troppe. O magari è già troppa anche una sola!
Ma anche stavolta, vale il principio dell’invito alla lettura del libro ispiratore.
PARALLELI LETTERARI
Si chiami Mau-Tempo o Malavoglia
sia nato a Macondo, a Fontamara
o sulla strada di Monte Lavre
rinchiuso alla Lubjanka
o picchiato all’Aljube
fratello di Gracinda o Rosa Tea
forse neppure sa leggere
ciò che di lui si scrive
- tutto suo il diritto
di alzarsi dal suolo
di riempire la pagina
A FEDERICO
…é uma luz branca que entra, e de repente João Mau-Tempo deixa de vê-la, nem ele soube como aquilo foi.
(José Saramago – Levantado do chão)
Mi piace pensare
che tu stessi arrivando
proprio mentre João Mau-Tempo
chiudeva il suo sguardo azzurro
sull’Alentejo
Mi duole pensare
che forse non saprai
chi sia João Mau-Tempo
dove abbia camminato
Mi piace pensare
che incontrerai per caso
quel bimbo che sbircia
sotto lo scialle di Sara
dentro un libro di tua madre
magari proprio mentre io
me ne starò andando