Il falso specchio - Renè Magritte
Un viaggio astrale verso il Maestro Lupo
di Iman Zahra Favretto
Di cosa vogliamo parlare dopo tutto questo tempo?
Vorrei parlare di così tante cose che non so davvero da dove iniziare. Forse potrei raccontarvi l’ultimo incontro che ho avuto con il Maestro Lupo, ma sarebbe forse sciapo a questo punto… Che ne dite se vi racconto, dopo anni che non lo incontravo, come mi è apparso pochi giorni fa e il nuovo confronto che abbiamo avuto? Sì, penso che inizierò da qui.
Era stata una lunga giornata per me. Avevo finito di lavorare tardi e, mentre rientravo a casa, un albero solitario che si ergeva maestoso su una collina di grano ancora verde colpì per pochi secondi la mia attenzione.
Quella frazione di secondo è stata un tempo interminabilmente lungo, anche se, alla guida della mia autovettura, nulla è cambiato quando ho fatto ritorno da questo viaggio astrale.
Cosa ha attirato la mia attenzione su quell’albero? I fasci bianchi della luna che illuminavano le foglie più alte, si muovevano ondeggiando grazie alla lieve brezza della sera.
Non faceva freddo e non faceva caldo, era come un tempo palindromo: lo potevi guardare da davanti e da dietro, ma nulla cambiava perché sospeso in un'altra realtà.
Camminavo lentamente, lasciandomi guidare dal flusso, e ondeggiavo con il grano ancora morbido e verde. Più mi avvicinavo all’albero, più questo diventava grande e imponente dinnanzi a me, e la sua energia cresceva e mi attirava sempre più a sé.
Arrivata alle radici, scalza e con solo una vestaglia bianca leggerissima, iniziai ad arrampicarmi tra i rami.
Era forse la luna a chiamarmi a sé? Qualcosa c’era, ne ero sicura.
Arrivata in cima, non sentivo fatica, né tristezza, né gioia o soddisfazione, solo calma. Davanti a me, il nulla.
Solo un vuoto infinito: non era nero né bianco, non aveva colore, non era freddo né caldo, non aveva temperatura, e non era rumoroso né silenzioso, era assenza di suono, assenza e presenza di tutto.
Improvvisamente, il vuoto si sgretolò davanti ai miei occhi curiosi e sorpresi, e ogni frammento si ricompose in seguito creando una singola particella infinitamente compressa e di una densità che potevo percepire, nonostante la grande distanza da me, poiché creava un’attrazione gravitazionale così schiacciante da trascinare me e l’albero su cui mi trovavo ancora.
Per seguire il flusso devi essere in grado di volare, e per volare devi abbandonare il tuo corpo fisico.
Così, chiusi gli occhi e percepii una parte di me e dell’albero andare verso la particella, dove finimmo inglobati.
Aprii di nuovo gli occhi per trovarmi sospesa su un enorme specchio d’acqua limpido e calmo, ero circondata da un grande lago. Il freddo mi pungeva le dita dei piedi e delle mani. Sulla riva, un movimento catturò la mia attenzione, come un’ombra grigiastra non ben definita.
Mi avvicinai sfiorando appena l’acqua, come una libellula umana.
L’ombra sulla riva era un lupo grigio e solitario. La sua pelliccia rovinata in alcuni punti creava delle matasse di pelo morto, raggrumato dallo sporco. Era magro, lo si percepiva nonostante tutto il pelo, e forse era malato, perché il suo manto era opaco, gli occhi vitrei, e gocce verdi gli uscivano dalle narici. Le orecchie erano ricoperte di pustole sanguinolenti e croste secche.
Fissavo quel lupo, inorridita e nauseata. Una parte di me voleva aiutarlo, ma l’altra mi convinceva che non c’era più nulla da fare.
Un rantolo ringhiato uscì dalle fauci del lupo malato: “Mia discepola, è proprio alla fine che sei tornata.”
Spalancai gli occhi, non credevo, non volevo credere, perché non era possibile, ma forse era davvero lui. Era davvero il mio Maestro, il Maestro Lupo.
“Maestro?” chiesi titubante, ma la voce non usciva dal mio corpo materializzato. In un certo senso, degli impulsi di energia arrivarono in qualche modo a quel lupo, forse uno spostamento o una leggera vibrazione del tempo, ma qualcosa arrivò perché il Maestro rispose.
“Mia discepola, è così fastidioso per te vedermi in questo stato? Eppure tu sai che sono un lupo e che questo mio corpo è materia, e sono soggetto come te allo scorrere del tempo. Il mio manto non cambia più colore e non mi tiene più al caldo, i miei occhi non vedono quasi più nulla, le mie orecchie sono silenziose, e il mio olfatto mente continuamente, ma posso percepirti, posso sentire cosa ho attorno, poiché sono ancora vivo e sono ancora in questo mondo.”
Io ero rimasta paralizzata. Vedere il mio Maestro Lupo ridotto così mi distruggeva.
“Maestro, provi dolore?”
“Il dolore non trascende le dimensioni cosmiche, il dolore è del corpo e rimane relegato a quest'ultimo. Io provo dolore, nonostante ciò non lo possiedo, non è parte di me, e se non è parte di me, cessa di esistere nel tempo.”
“Come fai, Maestro, a provare dolore senza sentirlo?”
“Non ho detto che non lo sento, mia discepola, solo che non lo possiedo. Non è una parte che alimenta la mia energia, ma è destinato solo alla realtà in cui mi trovo.”
Mentre parlava, vedevo la saliva sgocciolare dalla sua bocca impastata e piena di schiuma. Una lacrima iniziò a solcare il mio volto, la percepivo pur non avendo più un volto.
“Ti faccio soffrire, mia discepola? Ma tu non puoi provare la sofferenza qui. Tu non puoi possederla, sarà solo di passaggio, come una frazione di secondo, e volerà via, vedrai.” E così accadde: la lacrima che avevo percepito smise di esistere e nulla più mi faceva soffrire.
“Brava così. Ora io conosco la tua prossima domanda, ma ti risponderò prima che tu me la ponga, poiché in un certo tempo lo hai già fatto. Sì, sto morendo, questo corpo si sta autodistruggendo lentamente e presto tornerà a essere parte di questa terra, di questo mondo in cui io ora mi trovo. Non disperare, a ogni prestito bisogna una resa, ed è stato bello indossare questo involucro caldo ed accogliente. Io ringrazio la vita che ho vissuto in questo mondo e ringrazio questo corpo che presto abbandonerò.”
“Noo, dove andrai? Maestro, come ti ritroverò? Maestro Lupo, mi aiuti a comprendere?”
“Non c’è nulla più da capire e mi troverai ancora, poiché sono il tuo spirito guida. Non importa che forma assumerò o quale nuovo corpo o nuovo mondo mi ospiterà: saremo comunque in grado di comunicare, come ora.”
Mi avvicinai a quel lupo anziano e malato e cercai di sfiorarlo con la mia mano… ma non possedevo mani. Avrei voluto stringerlo a me, ma io non esistevo in quella dimensione.
“Maestro, tornerai a guidarmi come hai fatto un tempo? Mi aiuterai?”
“Mia discepola, io sono una guida. Non ho mai smesso di esserlo. In questi anni hai deciso di non essere pronta a rincontrarmi e io non ti ho forzata, ma oggi sei venuta tu da me e così potrai fare per sempre. Tu conosci il mio nome e con quello potrai sempre trovarmi.”
Dentro di me sorrisi, perché io sola conoscevo il suo nome e lui sarebbe stato per sempre solo la mia guida spirituale.
“Ora sono pronto, mia discepola. Vuoi rimanere con me in questi ultimi istanti?”
“Sì,” risposi senza neanche pensarci.
Il lupo sembrò sorridere, mentre lentamente si accucciava nella neve proprio davanti all’enorme lago su cui ero ancora sospesa.
Il vento freddo cominciava a farsi strada sul mio corpo. Iniziavo a sentire freddo, ma com’era possibile? Non avevo un corpo, non avrei dovuto percepire nulla.
Il lupo chiuse gli occhi e il suo respiro, da affannato, iniziò a regolarizzarsi e a rallentare. I muscoli iniziarono ad avere piccoli spasmi e contrazioni per poi cedere completamente e, mentre il corpo del lupo si rilassava rilasciando piano piano ogni liquido, una voce profonda e impetuosa mi pervase la mente:
“Ora torna indietro.” Era forte e mi faceva male la testa.
“Torna indietro.” Una forza scosse il mio corpo e, come un effetto fionda, mi ritrovai in macchina.
Stavo ancora guidando, il freddo veniva dal finestrino aperto che decisi di chiudere immediatamente.
La sensazione era di essere stata via per non so quanto tempo, ma in realtà l’albero era ancora lì, nel campo di grano accanto alla strada, dovevo ancora passarlo. Pensai al Maestro e piansi, ma sapevo che lo avrei rincontrato, sapevo che non mi avrebbe mai abbandonata e sapevo il suo nome.
Io so il suo vero nome, ma il mio? Il mio nome, quale è?
P.S.:
Sono anni che sto scrivendo un libro che si intitolerà Il Maestro Lupo, sarà una raccolta di racconti brevi ma profondi, simile al ‘Manuale del guerriero della luce’ di Paulo Coelho. I racconti sono sempre un confronto tra una giovane discepola e un Maestro lupo e riflettono le domande più profonde che ognuno di noi pone a se stesso e che spesso non hanno vere e proprie risposte. In questo racconto che ho pubblicato oggi dopo anni che non scrivevo, ho voluto riportare un piccolo pezzo inedito della raccolta che un giorno pubblicherò e forse sarà il penultimo racconto del libro prima di una seconda parte.
Spero quindi che vi piaccia e spero di leggere qualche vostra riflessione tra i commenti.
Grazie. Iman Z.