Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 - 1920) - Ritratto di Lunia Czechowska (1917)
Trasformare un quadro d’autore in parole …
Professione pettegola
di Simonetta Greganti Law
Era considerata da tutti un’impicciona, una ficcanaso indiscreta, una comare pettegola e invadente.
Spiava la gente da ogni angolo della strada perfino attraverso le persiane socchiuse della sua abitazione. Era sempre in agguato, pronta a criticare, a giudicare, a emettere sentenze.
Abituata a indagare sugli eventi degli altri trascorreva ore e ore a registrare con gli occhi, come una vera e propria telecamera vivente, il movimento dei suoi vicini, dei conoscenti o semplicemente delle persone che abitualmente incontrava.
Lo faceva per noia ma finiva spesso per invidiare le vite altrui così impegnate e interessanti. A lei non succedeva mai nulla di stimolante, pertanto doveva ricorrere all’espediente di cercare di penetrare con lo sguardo i muri che ostacolavano la sua vista per entrare nelle case di sconosciuti e appagare la sua insaziabile curiosità di conoscenza delle vicende degli altri.
Il suo aspetto fisico era già un indice del suo comportamento. Come Darwin aveva spiegato nella teoria sull’evoluzione della specie, anche lei, a forza d’allungare il collo per ficcanasare ovunque, lo aveva sviluppato come quello di una giraffa. Un collo lungo e slanciato, sempre esercitato a girarsi o a torcersi per poter vedere tutto quello che succedeva intorno a lei.
E non solo il collo rievocava una giraffa! Aveva anche la lingua lunga come questo animale e la utilizzava per rovinare, con le sue indiscrezioni, le reputazioni altrui. Un altro vantaggio evolutivo dunque che la rendeva felice dato che il chiacchierare in modo indiscreto e ininterrotto le scatenava il rilascio di serotonina.
Viveva e si nutriva di pettegolezzi che scambiava con l’unica amica che aveva e che, come lei, annoiata da un’esistenza monotona, preferiva conoscere i fatti degli altri. Così, di bocca in bocca, le due comari si passavano notizie futili ma che ingigantivano, arricchendole di particolari inventati riguardanti le marachelle o le disgrazie altrui. Questi chiacchiericci arrivavano in breve tempo alle orecchie di qualcun altro rovinando spesso la reputazione di gente onesta.
Anche gli occhi della donna avevano una particolarità: mostravano iridi talmente chiare da farli sembrare quasi senza pupille. Erano come occhi ciechi, slavati. Al contrario invece, questi avevano l’abilità di vedere tutto di tutti.
Pur nella sua cattiveria, l’immagine iniziale del suo aspetto era positivo, col suo collo sottile e allungato ricordava quasi “La Madonna dal collo lungo” de il Parmigianino e i suoi occhi, assenti e vuoti, erano paragonabili a quelli delle statue del periodo classico. Invece come dice il proverbio, “l’apparenza inganna” e la donna, incurante delle conseguenze nocive, sputava dicerie velenose su cose che non erano neppure mai accadute.
La sua era una vera e propria incontinenza verbale. Per lei, parlare alle spalle di qualcuno era una sorta di autodifesa perché più screditava la gente e meno si sentiva inferiore a questa.
L’argomento preferito erano le infedeltà delle persone e godeva nel divulgare notizie false e calunniose.
Sicuramente aveva scarsa fiducia di sé e restò di sasso l’unica volta che un bambino, in modo del tutto innocente, l’additò davanti all’intera platea di una chiesa esclamando, con una vocina resa potente dall’eco della cappella e dal silenzio delle persone assorte in preghiera:
“Le giraffe hanno sulla testa cinque corna, più di qualsiasi altro animale…ma questa dove le nasconde le sue?”
Tutti i fedeli assorti in preghiera soffocarono risolini incontenibili mentre i suoi occhi di ghiaccio si sciolsero in lacrime pentite.