Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Rod (Charleville Mézières, France) - Friendship

 

Lettere dalla California (2)

di Giuliana Daneo

 

Il nostro rapporto di amicizia

 

Caro Cesare,

in questi giorni pensavo al nostro rapporto di amicizia, e la California mi ispira…

Tutto è iniziato nel gennaio 1984 quando venni in Priuli&Verlucca, editori. Credo che da subito ci sia stata una empatia reciproca. Tu sei sempre stato un vulcano di idee e per raccontare tutto quello che è stato bisogna leggere la tua autobiografia “Una storia di carta. Vita di un editore”.

In ogni occasione mi presenti come la tua segretaria storica, e questa frase è piena di significati. Sei stato un maestro prezioso, qualsiasi cosa succedesse si cercava una soluzione, se ne parlava, anche a lungo se necessario, in quanto disperarsi non serviva a nulla. Ho amato il mio lavoro soprattutto grazie a te e pochi sono fortunati come me.

A livello personale, nella mia esistenza ho avuto dei seri problemi e tu mi hai sempre dato utili consigli, aiutandomi a dipanare le situazioni delicate, e citando sovente tua madre, meravigliosa contadina la quale era solita sostenere che «A-i-é mach na còsa sola ch’a costa gnente e a rend tant: ‘n soris». Ci penso spesso, e debbo convenire che si tratti di un detto d’indiscutibile valore l’affermare che un sorriso non costi niente e renda la vita più serena.

E intanto la vita proseguiva, tra lavoro e famiglia.

Quando mi sono separata da Fabio, un Istriano di Fiume che avevo sposato nel 1964, e dal quale avevo avuto un figlio, Andrea, ho mantenuto, comunque, buoni rapporti con lui, anche perché tu hai sempre sostenuto che litigare non serve a nessuno, mentre dialogo e rispetto sono azioni basilari che aiutano a mantenere una vita normale.

Mio figlio aveva sposato una bella asiatica, americano-thailandese, Karen, dalla quale, a sua volta, aveva avuto un figlio, Matteo. Si erano poi trasferiti in California, ed ivi separati, ma tu mi hai sempre ascoltata nei momenti di malinconia.

Anche Fabio, trasferitosi nella Repubblica Dominicana ha avuto un figlio, Omar, e così mi sono trovata in una famiglia allargata. Tu, che sei di larghe vedute, hai saputo dirmi giuste parole. Quando Fabio venne in Italia con il figlio per curarsi, gli diagnosticarono la SLA. Passarono pochi mesi e rimasi vedova con un ragazzino di 13 anni da gestire. Pure in quella occasione sei stato presente.

Abbiamo passato anche momenti belli, fuori dall’ambiente di lavoro e in compagnia di amici, come quando si andava a teatro a Torino e si cenava prima dello spettacolo. Ricordo la farinata calda e croccante che solo a Torino si trova. In una di queste occasioni abbiamo deciso di darci del tu.

Abbiamo speso molto tempo a dialogare, quando decisi di convivere con Piero, il mio attuale compagno, anche lui parte della grande famiglia della casa editrice.

Potrei continuare a lungo e più scrivo più mi vengono alla mente tantissimi episodi, sia impegnativi che divertenti, ma corro il rischio di scrivere un libro pure io, e forse sarebbe decisamente troppo.

La nostra amicizia è cresciuta giorno dopo giorno e continua a essere una realtà che riempie l’anima: chi trova un amico, trova proprio un tesoro.

Del resto, un editore come te, che sostiene a tutte lettere che “guarisce chi vuole”, la dice lunga. E ancor più lunga la dice un novantacinquenne che afferma di non avere ancora deciso cosa farà da grande: ed io prego sempre Dio che ti mantenga a lungo, da noi e con noi.

Grazie, caro Cesare, di tutto quello che mi hai saputo trasmettere e che hai sempre trasmesso al mondo che ti circonda.

Dalla California, la tua Giuliana.

Campbell, 27 novembre 2021

 

Inserito il:17/03/2022 11:57:44
Ultimo aggiornamento:17/03/2022 12:13:46
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