Aggiornato al 07/10/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

M. Bleichner (Munich, Bavaria, Germany) - Milan Cathedral with Oldtimer Convertible Alfa Romeo

 

Gli anni 60 a Milano (un ricordo)

di Gianni Di Quattro

 

Gli anni 60 sono stati importanti e vivaci in tutto il paese, la voglia di fare, le cose che si immaginavano, un paese di giovani che stava crescendo con voglia di crescere, che stava cambiando e che aveva voglia di ideare, copiare, realizzare ed andare avanti. Un’atmosfera che in un paese si realizza di rado e che è entusiasmante.

Io li ho vissuti quasi interamente a Milano, andavo e venivo, ma c’ero quasi sempre e sono stati davvero anni indimenticabili. Intanto l’atmosfera era molto particolare, era come se la città fosse sempre accesa notte e giorno, con gente che lavorava, si inventava cose da fare e poi cercava amici, posti dove divertirsi, cose da scoprire. In questa atmosfera nasceva il cabaret in locali poi diventati famosi come il Derby Club o il Santa Tecla od ancora il Nebbia Club per citare quelli più in voga. Cominciavano a farsi conoscere Jannacci, Gaber, Dario Fo, Cochi e Renato, Adriano Celentano. Nasceva il mito dell’aperitivo in tanti bar come il Gattullo a Porta Lodovica, il Bar Basso famoso per il Negroni sbagliato e per i cocktail che serviva in bicchieri di grandi dimensioni.

Nascevano locali dove ascoltare la musica jazz come l’Aretusa con Mario Pezzotta o la Taverna Mexico con Basso Valdambrini, locali dove si potevano ascoltare chitarristi come alla Vecchia Stazione in Via Vittor Pisani o alla Parete. Ma tutta Milano era invasa da locali dove si cercava di fare e di presentare qualcosa di nuovo.

Nello stesso tempo era ancora viva la rivista, quella classica con la Wanda Osiris, ma c’erano le compagnie di Bramieri e di Walter Chiari e di Tino Scotti, arrivavano i romani con Renato Rascel in testa o le tante di Garinei e Giovannini con i giovani dell’epoca. Ma rinasceva la prosa, a Milano si sviluppava il Piccolo Teatro, con Paolo Grassi (fu, purtroppo solo per un breve periodo, anche Presidente della Rai) e Giorgio Strehler, si facevano conoscere i cantanti della mala come Ornella Vanoni, si sviluppavano le televisioni, la Rai con un direttore generale come Bernabei e Mediaset con la verve e la capacità organizzativa e di innovazione di Berlusconi giovane.

Nello stesso tempo aprivano librerie, cominciavano a funzionare centri culturali come il Club Turati o la Casa della Cultura in Via Borgogna.

Si muovevano tutti i mercati a Milano, la città cresceva e soprattutto crescevano le periferie, la gente viaggiava e si inauguravano le prime scuole per imparare le lingue. Si faceva la metropolitana, e si razionalizzava e sviluppava il sistema dei trasporti, cresceva il traffico automobilistico. Si aveva insomma l’impressione di vivere in un cantiere dove non poteva mancare il lavoro, dove dietro ad ogni angolo c’erano opportunità, dove la gente si incontrava, si aiutava.

C’erano pure i locali che imitavano il Lido di Parigi come l’Olimpia di fronte al Castello in Foro Bonaparte, dove una sera siamo andati io e Peppino Perrotta con un cliente per vendere un Elea 6001, io e Nicola Colangelo avevamo preso casa in Via Plutarco, proprio vicino alla Fiera, dove tutti i sabato sera riunivamo amici, con Elserino Piol avevamo scoperto un locale dove si mangiava brasiliano proprio vicino Via Plinio, dove lui abitava, e mangiavamo pasteggiando con bottiglie di Batida. Proprio in quel periodo nascevano infatti i primi ristoranti cinesi, giapponesi e brasiliani.

Ripensando adesso a quel periodo la considerazione principale che viene spontanea è che il paese, e Milano, era fatto da giovani. Con la voglia di essere protagonisti, con la curiosità di imparare, con la voglia di studiare, con l’ambizione di conquistare qualcosa nella vita. Era tutta gente che in maggioranza non conosceva gli agi, veniva da una stagione di ristrettezze e di fatica morale e fisica e questa è la grande differenza rispetto alla epoca che stiamo attualmente vivendo, che segue una stagione di ricchezza e agi.

A tutti noi non sembrava vero di vivere ogni giorno nuove esperienze, nuove speranze. Con tanta voglia di parlare, di scambiare opinioni, di confidare problemi, di ascoltare consigli e suggerimenti, senza gelosia perché tutti potevano avere quello che volevano se si impegnavano. E un’ultima considerazione riguarda le ragazze, che uscivano piano piano da un mondo oscurantista e cominciavano a provare di considerarsi uguali ai ragazzi, per loro la strada è stata difficile e lunga, ma in quegli anni è cominciato il loro cammino verso la conquista dei loro diritti, per contribuire a fare una società più moderna e civile.

 

 

Inserito il:17/10/2020 19:14:53
Ultimo aggiornamento:17/10/2020 19:21:14
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