L'Essenziale.
C'era una volta l'uomo pelasgico … La realtà delle immagini descritta da Bachofen, così come fu definita dai Romantici, erail mondo delle origini,dove l'uomo era anima e corpo (due aspetti della stessa realtà, essendo l'anima il principio formale del corpo vivente e il corpo vivente, a sua volta, la manifestazione dell'anima ) e viveva in uno stato patico di unione e contemplazione cosmica. La vita scorreva spontaneamente, collegata al ritmo cosmico universale in un inarrestabile muoversi alle immagini, in cui il pelasge tendeva e si fondeva con la realtà naturale. L'immagine era un'energia, una potenza extra-umana e non concettualmente descrivibile, ma eccitatrice rispetto all'anima ricettiva dell'uomo e si lasciava chiamare a manifestarsi attraverso i sensi.
Il mondo pelasgico sparì nel momento il cui la realtà spirituale fu sostituita dalla realtà storica e oggettuale. Da allora il flusso vitale venne fissato in cose ed oggetti. L'anima patica dell'uomo pelasgico venne accantonata in un sovrasensibile non più naturalmente accessibile, lasciando il posto alla realtà sensibile.
Intanto la società progrediva e fondava la sua cultura e la sua conoscenza sulla scia del pensiero di Bernardo di Chartres: Siamo nani sulle spalle di giganti.
J. W. Goethe, il poeta scienziato e uomo pelasgico (così fu definito da L. Klages) sviluppò una dottrina dell'anima per riportare l'uomo moderno allo stato originario e quindi patico, in grado di unirsi e penetrare nella profondità della sua natura ontologica. Partendo dal panteismo/dinamismo spinoziano, elaborò la “scienza delle apparenze”, in cui l'esperienza vitale non viene rappresentata mediante un contenuto concettuale, ma dalla forma come attività plastica, in cui si svela la realtà delle immagini originarie che aprono la via al divino e in cui è possibile afferrare le cose più profonde dell'animo umano, fino ad arrivare alla sua essenza. La dimensione spirituale permette la conoscenza e la formazione di valori che non appartengono all'uomo storico, ma bensì all'uomo patico. L'arte è la forma simbolica attraverso cui la forza conciliante universale dà luogo alla unione e dialogo tra Seele e Geist, anima e spirito/ragione, in quanto permette una visio sine comprehensione spinoziana e cioè di cogliere i fenomeni attraverso i quali si arriva ad una visione universale della congiunzione dei due aspetti dell'uomo: patico e storico.
Nel capitolo intitolato “Della visione e dell'enigma” in Così parlò Zarathustra, Zarathustra scala una montagna con un nano sulle spalle. Giunti in vetta, il nano non capisce nulla e Zarathustra, arrabbiandosi: O spirito della gravità – dissi con ira- Non prender con leggerezza la cosa! Se no ti abbandono sul tuo sasso, o sciancato- e pure ti portai ben in alto!
Il filosofo poeta Nietzsche in accordo con Goethe, sosteneva che all'arte appartiene l'originario scatenamento della vita. Essa esprime i fondamenti della metafisica delle immagini e la possibilità di coniugare riflessione ed intuizione attraverso l'esperienza corporea e psichica. L'arte è l'unica attività che riesce ad esprimere la volontà di potenza e la forza vitale dell'uomo autentico, in contrapposizione ad ogni scienza che invece lo riduce ad un corpo misurabile e classificabile, privandolo di ogni contenuto simbolico e quindi vitale.
Il simbolo secondo Hegel infatti, permette di andare oltre la percezione sensibile: non è un semplice segno, o pura immagine mnemonica e pur essendo percepito attraverso i sensi, trascende la realtà fisica e riporta a concetti ed immagini universali. Il simbolo è immagine vivente, forma di un contenuto, un’epifania, ossia una realtà di grado inferiore che ne rivela(mediandola) un’altra di grado superiore, spirituale, metafisica. La forma del corpo per esempio, è simbolica in quanto rappresenta, anzi rivela la vita, l'anima e lo spirito. Lo spirito è il confine tra corpo ed anima, è la via alla realtà che è insieme immanente e trascendente. Il simbolo pur essendo personale ed arbitrario è dunque, come diceva Aristotele, affezione dell'anima.
Sviluppando il pensiero di Hegel, Hernst Cassirer definisce l'uomo un animal symbolicum, in quanto tutte le forme della vita culturale dell'uomo (l'arte, il linguaggio, il mito, ecc...) sono forme simboliche. E il simbolo non sarebbe altro che il mezzo di cui lo spirito si serve per mantenere il suo rapporto mediato con la realtà. Il rapporto simbolico è dinamico: arte, scienza, linguaggio, mito, ecc. sono stadi dello sviluppo dell'espressione simbolica. Cassirer ritiene che l'uomo possa soltanto ritradurre la realtà nel linguaggio dello spirito. " il simbolo non è il rivestimento meramente accidentale del pensiero ma il suo organo necessario ed essenziale […]. L'atto della determinazione concettuale di un contenuto procede di pari passo con l'atto del suo fissarsi in qualche simbolo caratteristico " Il mito, l'arte, la religione, la storia fanno parte dell'universo simbolico, sono " i fili che costituiscono l'aggrovigliata trama dell'esperienza umana ". " in tal modo si indicherà ciò che lo caratterizza e che lo differenzia rispetto a tutte le altre specie, e si potrà capire la speciale via che l'uomo ha preso: la via verso la civiltà ".
Cosa ne è stato dell'uomo pelasgico e della realtà delle immagini?
Nell'epoca moderna, la nascita della “scienza dell'anima” avrebbe dovuto creare i presupposti affinché la stessa coscienza potesse trascendere la soggettività del mondo sensibile nella direzione del mondo spirituale. In tale contesto si inseriscono gli studi di Freud, Jung e Steiner che, come indagatori dell'anima e psicologi del profondo, cercano di avvicinarsi alle cose animiche, partendo proprio dalle rappresentazioni simboliche e dai segni. Freud cercò l'anima indagando nell'inconscio; Jung, nell'archetipo del sé; mentre per Steiner, l'auto-conoscenza avviene solo sviluppando un punto di vista “ispirativo” attraverso il regno in cui risiede il simbolismo immaginativo.
Nel frattempo, i nani di Chartres hanno fatto passi da gigante ed il cammino della razionalità dell'esistenza ha progredito verso l'esplorazione delle cose del mondo. Nella società attuale, dominata dal materialismo fine a se stesso, dall’informatica, dal pragmatismo e dalla tecnica, la scienza e la tecnologia si configurerebbero come la realizzazione della più alta forma di conoscenza e cultura e dovrebbero dare compiutezza e completezza al cammino umano. Invece, un nichilismo sempre più dilagante attenta ai valori, confonde i pensieri e impoverisce l'anima: l'uomo è orientato ad una conoscenza sempre più meccanicistica, misurabile e quantificabile. E intanto si pone in uno stato sognante o dormiente nei confronti della realtà animico-spirituale: sta perdendo di vista il tutto qualitativo (ispirativo e intuitivo), l'insieme e l'essenziale.
Nella suo ultimo saggio, il sociologo Edgar Morin sostiene che c'è l'esigenza di una riforma dell'educazione che parta da una metamorfosi, una rivoluzione del pensiero, un'alleanza tra cultura umanistica e cultura scientifica, un'antica mentis che riveda il tutto alla luce del nuovo divenire, perchè le teorie scientifiche da sole non sono la risposta a tutto. Come sostenuto da K. Popper, esse infatti sono solo relative e vanno sempre sottoposte al cosiddetto “principio di falsificabilità”, non costituendo un sapere assoluto e definitivo.
Anche il rapporto tra arte e filosofia deve essere riconsiderato e già alla fine del secolo scorso il filosofo francese Maurice Merleau Ponty affermava che: ripetutamente la filosofia contemporanea ha fatto appello alla pittura, non per definirla o per trovare illustrazioni delle verità applicate della metafisica ma al contrario, per partire da una diversa metafisica che la pittura appunto è in grado di “mostrare”.
La pittura e l'arte in generale infatti, essendo per definizione simbolica, in quanto forma che riflette un contenuto che va al di là della pura percezione sensibile, sembra essere quindi, la via di possibile dialogo tra realtà sensibile e sovrasensibile, in quanto capace di esprimere l'essenza umana senza oggettivarla o privarla della sua energia. In essa è possibile cogliere l'unione degli opposti, la fusione tra macrocosmo e microcosmo, l' incontro tra l'idea della madre con quella del padre, del maschile (Yang) col femminile (Yin), del conscio con l'inconscio …
Secondo Davide Foschi, artista contemporaneo e fondatore del Metateismo: Questo è il momento per riappropriarsi della vera essenza dell’Arte proprio grazie all’attuale livello di coscienza che l’essere umano ora è in grado di incarnare. Abbiamo compreso di non essere solo logica e razionalità, l’intelligenza delle emozioni è ormai un dato acquisito e già stiamo guardando il prossimo passo. Cogito ergo sum oggi non ci può più bastare. L’Uomo dei nostri tempi ha bisogno di andare oltre e dire: Io sono perchè intuisco la mia essenza.
L’Arte come mezzo per ricollegare alchemicamente l’alto e il basso, per ritrovare le origini e scorgere il futuro, come strumento per riscoprire il sacro non in quanto dogma ma come consapevolezza della grandiosità dello Spirito umano, come ispiratrice di sogni, di visioni che, se portate a coscienza, possono diventare domande fondamentali per la nostra esistenza.
Siamo sempre sulle spalle dei giganti, ma forse dovremmo guardare un po' più in alto, o di nuovo in basso, alla ri-cerca e ri-scoperta dell'uomo pelasgico, che torni dunque a ricongiungersi con l'eterno divenire e si evolva verso lo svelamento della propria essenza, del divino, dell'essenziale.